Tanto tuonò che piovve. Anzi, nacque. E precisamente sulle piante di cotone OGM in Missisipi. Ora uno studio, pubblicato su Nature Biotechnology, dimostra che un parassita del cotone, il lepidottero Helicoverpa Zea, ha sviluppato la resistenza alle piante che sono state geneticamente modificate per uccidere gli insetti della sua specie. I più saggi lo avevano prospettato, ma si sa che a gridare "al lupo al lupo" nessuno poi ci crede.
Ora per arginarlo è necessario fare maggior ricorso ad antiparassitari per sconfiggerlo. Sorte che potrebbe toccare presto anche ad altre colture, continuando ad arricchire le aziende biotech a svantaggio dell'ambiente.
Il superparassita, in pratica, ha sviluppato una resistenza alla tossina Bt, contenuta nelle piante OGM di solito, nella sua versione sintetica. La tossina Bt è presente in natura, ed è impiegata da anni e con successo nell'agricoltura biologica e sostenibile. La possibilità che i parassiti sviluppino resistenza agli effetti del Bt, è dovuta al fatto che la costante esposizione alle tossine favorisce la sopravvivenza di insetti nocivi che sviluppano immunità genetica . La variante sintetica di questa tossina, rispetto a quella naturale, è molto meno selettiva ed è quindi tossica non solo per gli insetti target, ma anche per molte altre specie.
Nella sua forma naturale, il Bt e' stato utilizzato fin dagli anni '50, nell'agricoltura biologica e sostenibile per eliminare insetti nocivi, senza danneggiare insetti non-target o altre forme di vita. Le tossine Bt prodotte da colture resistenti agli insetti (fra le quali il mais OGM della Monsanto), hanno invece dimostrato di essere molto nocive per altri utili insetti predatori.
Il superparassita del cotone resiste agli OGM
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