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Romania, no al mais OGM

Anche la Romania mette al bando il mais Ogm. E sono così sette i paesi nell’Unione Europea che non vogliono nei loro terreni il mais transgenico della Monsanto (MON810) con Francia, Ungheria, Grecia, Austria, Polonia e Italia,.
Grazie all'annuncio del Ministro per l'Ambiente rumeno, Attila Korodi, il maggior produttore di mais europeo per estensione delle coltivazioni diventa Ogm-free. Le preoccupazioni sulla sicurezza degli Ogm spingono i governi ad agire. E i sondaggi continuano a mostrare che gran parte degli europei è contraria al loro utilizzo. “ E’ una decisione che mira anche a qualificare la nostra agricoltura- ha sottolineato il ministro Korodi- sotto il profilo qualitativo, ha confermato il ministro romeno all’agricoltura, considerato che al momento di aderire all’Unione Europea siamo stati costretti a sottostare a condizioni- capestro imposteci proprio dall’Italia, dalla Francia e dalla Polonia, gli altri grandi paesi agricoli dell’Unione. Sino al 2014 in agricoltura la Romania non potrà infatti accedere alle sovvenzioni comunitarie se non nella misura del 25% rispetto a quanto hanno diritto ad avere Roma, Parigi e Varsavia. Ciò per non penalizzare il Midì francese, il Mezzogiorno italiano e la pianura polacca, ci ha detto Bruxelles. La conseguenza immediata di questo fatto è che oggi il 70% della carne di maiale consumata sulle tavole della nostra gente proviene dall’Europa occidentale o dalla Polonia mentre sino al 2004 eravamo il paese con il maggior numero di suini nel vecchio continente. Per questo motivo centinaia di migliaia di romeni hanno abbandonato la campagna emigrando all’Estero, soprattutto in Italia e Spagna, in cerca di un lavoro diverso. I campi sono stati abbandonati ed ora vengono acquistati a prezzo stracciato proprio dagli italiani. In gran parte sono imprenditori seri ma corre voce che svariati latifondi, dalle parti di Sibiu, siano stati acquistati da pazienti psichici ricoverati presso l’ospedale di Agrigento, in Sicilia. La nostra magistratura sta indagando in collaborazione con l’antimafia italiana ”.

Tokio, le mozzarelle di bufala possono essere consumate

Ricevo e volentieri pubblico


Le autorità nipponiche non hanno bloccato le importazioni di Mozzarella di Bufala Campana Dop a causa delle notizie apparse sulla stampa internazionale, riguardanti una presunta contaminazione da diossina.

Le autorità doganali di Tokio, sulla scorta delle informazioni in parola, stanno solo svolgendo controlli più accurati, considerati comunque di routine, al fine di avere certezza della salubrità del prodotto importato, ma non esiste in atto un blocco o un embargo sanitario.

“La rapidità degli eventi delle ultime ore, la concitazione con la quale le notizie si susseguono, fanno si che è giunto il momento di invitare tutti alla calma, occorre evitare il panico sui mercati, per una questione che nella sostanza è, come detto, marginale – così Franco Consalvo, presidente del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

“Le indagini in corso in Campania – ricorda il presidente del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop - dimostrano che i controlli ci sono, funzionano e garantiscono il consumo sicuro della mozzarella di bufala.”
Da rilevare, inoltre che per i caseifici che producono Mozzarella Dop – secondo quanto diffuso appena ieri sera da una nota dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali italiano - non si è verificato alcun riscontro di contaminazioni per diossine sopra la soglia.

Mozzarella: anche il Giappone ferma l'import

In mattinata di oggi il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop ha appreso da proprie accreditate fonti londinesi, che il governo Giapponese ha deciso, in via cautelare, di non sdoganare le mozzarelle giunte a Tokio dall’Italia, a causa delle notizie circolate sulla stampa internazionale, riguardanti un’ipotetica contaminazione da diossina. Secondo le medesime fonti, le catende della Grande Distribuzione del Sol Levante avrebbero iniziato a ritirare le mozzarelle dagli scaffali.
L’export verso il Giappone di Mozzarella di Bufala Campana nel 2005 si attestava a 329mila kg per un valore commerciale di 2, 3 milioni di euro franco caseificio.
“Eppure le indagini in corso in Campania – dice il presidente del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop Franco Consalvo - dimostrano che i controlli ci sono, funzionano e garantiscono il consumo sicuro della mozzarella di bufala, il segnale proveniente dal Giappone è tanto più preoccupante, per quanto dato sapere, perché non ancorato ad alcun riscontro di laboratorio.”
Da rilevare, inoltre che per i caseifici che producono Mozzarella Dop – secondo quanto diffuso appena ieri sera da una nota dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali italiano - non si è verificato alcun riscontro di contaminazioni per diossine sopra la soglia.
“In merito alle vicende coreana e giapponese – continua Consalvo – sappiamo che il Ministro Paolo De Castro ha già avviato i necessari contatti con i Governi coinvolti nei blocchi. Alle 03:00 postmeridiane di oggi riunirò un’unità di crisi al Consorzio di Tutela, per assumere le necessarie ed indifferibili decisioni in merito.”

Crisi del grano, l'Italia aumenta la coltivazione

Il grano è in crisi. Schizza alle stelle il suo prezzo. E l'Italia si attrezza. Come? Aumentando le superfici coltivate a cereali e, soprattutto quelle a frumento, mentre sono previste in calo le semine di orzo. Lo rileva l'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) sulla base di una indagine, in collaborazione con l'Unione seminativi, presso un panel di esperti tra produttori agricoli, cooperative, sementieri e istituti di assistenza tecnica delle organizzazioni professionali agricole.
Crescono le superfici a frumento duro nelle regioni del Nord Italia, con incrementi più evidenti in Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Forte espansione delle semine anche nelle aree più tradizionali del Sud, in particolare in Puglia e Sicilia.
L'Ismea, per l'anno in corso, prevede un aumento del 18,2% per il frumento duro, con quasi 1,7 milioni di ettari seminati, e del 14% per il frumento tenero, che avrebbe superato quest'anno i 750mila ettari. Per quanto riguarda l'orzo, invece, gli investimenti, secondo le previsioni, avrebbero fatto segnare una contrazione del 12,8%, scendendo attorno ai 295mila ettari complessivi.
"La crescita delle superfici a frumento - si legge in una nota dell'Ismea - è stata determinata dai forti aumenti dei prezzi del grano registrati in questi ultimi mesi e dall'abolizione del set-aside (l'obbligo del mantenimento di una quota dei terreni agricoli a riposo) per la campagna di semina 2007-2008. Una misura varata dalla Commissione europea per fronteggiare gli eccezionali rincari delle materie prime cerealicole".
"L'aumento del tenero - conclude l'Ismea - è riconducibile esclusivamente ai progressi registrati al Nord, in prevalenza in Emilia Romagna e Piemonte, mentre il calo delle superfici ad orzo ha riguardato tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna".


Cala il consumo del vino

Calano i consumi di pane e pasta. Ma calano i consumi anche del vino, passati dai 55 litri pro capite del 2000 ai 46 litri del 2006. La flessione è stata fortunatamente compensata almeno in parte, da un incremento del vino esportato, specie di alta qualità e destinato al mercato britannico e statunitense, nonostante il cambio euro/dollaro sfavorevole.

E' quanto ha sottolineato, oggi a Bologna, il presidente del settore vitivinicolo di Federagri/Confcooperative E.Romagna, nel corso del convegno sul tema "Nuova Ocm: quali opportunità per il settore vitivinicolo". Per Confcooprative, la riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato Vitivinicola recentemente approvata dalla Commissione Europea risulta poco coerente e scarsamente condivisibile. Particolarmente negativo il giudizio di Guerra sulla reintroduzione dell'utilizzo di saccarosio per l'arricchimento dei vini.

"Altri aspetti decisamente contradditori della riforma - ha proseguito Guerra - riguardano la qualita' e l'etichettatura. A questo proposito, la riforma non introduce una norma chiara sull'indicazione in etichetta della pratica dello zuccheraggio, mentre sancisce la possibilità di indicare il vitigno e l'anno per i vini da tavola comuni. ". Sull'andamento dei consumi si è soffermato anche il prof. Gabriele Canali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e dell'Alta Scuola in Economia Agroalimentare di Cremona, che ha ricordato come la domanda sia in diminuzione nei paesi tradizionali consumatori, mentre è in aumento nei paesi nuovi consumatori. Paesi, europei e non, che grazie al progressivo incremento delle disponibilità economiche secondo Canali offrono buone opportunità per i vini italiani ".


Fonte Agi

Premio Bioil, si parte dalla Campania

Ultimi preparativi, in varie regioni italiane e anche all’estero, per le preselezioni territoriali del Premio Biol, la manifestazione olivicola internazionale che dal 21 al 27 aprile, per il tredicesimo anno consecutivo, porrà a confronto in Puglia i migliori oli bio-extravergini dei vari continenti. Questa volta scenario dell’evento sarà i centro storico di Monopoli, per un’edizione che adotta una nuova formula, coniugandosi con il BiolFish, progetto Interreg sulla pesca e acquacoltura sostenibile, con partner croati e albanesi.


Il Biol, evento della Camera di Commercio di Bari con organizzazione tecnica del CiBi e supporto dell’Assessorato Agricoltura Regione Puglia, è entrato intanto nella fese delle preselezioni territoriali per il concorso: si tengono quasi tutte tra fine marzo e i primi di aprile; la prima si è svolta in Campania il 28 febbraio, nella Camera di Commercio di Napoli. Altre selezioni in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Molise, Puglia, Toscana, Sardegna, Sicilia, Umbria, oltre che in Grecia e Spagna; in quest’ultima, in particolare, il Biol consolida una partnership di prestigio con la Fiera Ecoliva.


Dunque, ultime settimane d’iscrizioni per le aziende che producono, imbottigliano o commercializzano olio extravergine biologico: possono iscriversi tramite il sito, o contattando il CiBi-Consorzio Italiano per il Biologico (via O. Serena, 37 - 70126 Bari; Tel./ Fax + 39 080 5582512).

Dopo la fase delle preselezioni territoriali in Italia e all’estero la giuria testerà gli oli finalisti - l’anno scorso oltre 300, giunti da 20 paesi di vari continenti - e assegnerà i vari riconoscimenti: il “Premio Biol”, rivolto al migliore olio extravergine biologico imbottigliato all’origine e pronto per la commercializzazione; il “Biolpack”, per il miglior packaging, ossia il confezionamento di prodotto con il migliore design e l’etichettatura più chiara; il “Biolblended”, premio per il miglior blended, cioè il prodotto finito (quindi imbottigliato) commercializzato con marchi non del produttore, ma che abbia comunque origine e qualità certa. Più vari riconoscimenti speciali e territoriali.

Da ricordare infine, che il programma collaterale prevede, tra le tante iniziative collaterali – tra gastronomia, cultura, e convegni - anche un concorso fotografico in due sezioni: una per l’olio e l’ulivo, l’altra per l’ambiente costiero e la sua relazione con le attività della pesca ecosostenibili. Il concorso non prevede limiti di età ed è destinato a fotografi professionisti e no. Si può partecipare con massimo tre immagini (non sono ammesse diapositive), in bianco e nero o a colori, da spedire entro il 15 aprile a: Segreteria Organizzativa Premio BIOL - CIBI; Via Ottavio Serena, 32; 70126 Bari (Italia). Sono previsti premi in denaro (1000 e 500 euro ai primi due classificati di ogni sezione; info su http://www.premiobiol.it/).

Il Premio Biol è patrocinato da Ministero delle Politiche Agricole e Ifoam, e si svolge in collaborazione con enti locali e vari organismi di settore tra cui Comune di Monopoli, Aiab Puglia, Icea - Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, Consorzio Puglia Natura.

Il Made in Italy va in Fiera alla conquista del Giappone

Una fiera in Giappone per risollevare l'agroalimentare "Made in Italy" dalla paurosa stagnazione dei consumi interni. Ha preso il via la 33esima edizione della Foodex Japan, la più importante rassegna fieristica agroalimentare dell'area asiatica, con circa 100.000 visitatori attesi. Le imprese italiane presenti al Foodex sono raggruppate nel Padiglione Italia, una struttura che ospita 200 espositori su 3.000 mq di superficie. La nutrita presenza italiana nella rassegna è determinata dalle buone aspettative riposte dai nostri imprenditori sull’andamento del mercato giapponese del settore alimentare e delle bevande.

La molteplicità delle merci esposte nel Padiglione Italia spazia da quelle più tradizionali dell'agroalimentare italiano (vino, olio, pasta, conserve alimentari, formaggi) alle proposte più innovative dei prodotti biologici e surgelati. Da ricordare che per alcuni articoli l'agroalimentare italiano occupa già delle posizioni di assoluta preminenza nel Paese del Sol Levante: è il caso del mercato prosciutto crudo, dove le nostre imprese controllano il 78% dell’export, ma anche dell'olio di oliva (59,9%), della pasta (72,5%) dei pomodori pelati (79,8%). I numeri sono buoni anche nel settore dei vini, dove l'Italia si posiziona seconda dopo la Francia, e in quello dei formaggi, nel quale il nostro Paese risulta terzo dopo l'Australia e la Nuova Zelanda.

Fonte Sole24ore