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Ocm: sarà vero ripensamento?


E' una notizia proprio fresca fresca: il commissario europeo all'agricoltura Mariann Fischer ha dichiarato al parlamento europeo la propria parziale disponibilità ad accogliere alcune delle proposte sull'Ocm vino contenute nella relazione della commissione agricoltura del parlamento europeo, che sarà votata dall'assemblea.In particolare il commissario ha detto di essere disponibile ad una riduzione da cinque a tre anni del programma di espianto dei vigneti. Per quanto riguarda il trasferimento di fondi allo sviluppo rurale, al quale la commissione agricoltura è del tutto contraria, la commissaria ha avanzato l'ipotesi di una riduzione dell'entità dello storno. Rimangono ancora aperte - ha sottolineato Mariann Fischer Boel - tre questioni di primaria importanza, "su cui presidenza, commissione e stati membri devono trovare un compromesso". Si tratta di quelle relative alle dotazioni nazionali; allo zuccheraggio e mosti; alla liberalizzazione dei diritti di impianto.Fischer Boel ha ribadito le proprie linee di principio ed ha concluso il proprio intervento in assemblea affermando: "Ho ascoltato le argomentazioni di tutte le parti, compreso il parlamento europeo, ma vi è un fatto incontrovertibile: il settore vinicolo europeo ha bisogna di essere riformato se vogliamo che rimanga in primo piano. Il costo della non azione sarebbe troppo alto". Ma la riforma proprio non va giù ai vitivinicoltori italiani. Le OCM- organizzazioni comuni di mercato (sono così definite con decisioni comunitarie, che disciplinano la produzione e gli scambi dei prodotti agricoli di tutti gli Stati membri dell´Unione europea) hanno approntato una serie di soluzioni per rilanciare il mercato del vino anche a fronte dei nuovi competiors presenti sulla scena mondiale soprattutto i nuovi arrivati in Eu. Se per il 2006 e 2007 le esportazioni tornano a volare, secondo i dati diffusi da Assoenologi , i consumi interni continuano a calare, tanto che oggi siamo a 49 litri pro-capite contro gli oltre 100 degli anni Settanta. Il 2006 si è chiuso con +11,5% di vino esportato in volume e di +5,8% in valore, ossia 18 milioni di ettolitri, l'1,9% in più rispetto al 2005. Ed i primi 6 mesi del 2007 mettono in luce un deciso ulteriore incremento, che fa salire al 14,5% i volumi ed all’11,4% i valori, rispetto allo stesso periodo del 2006. E dunque le riforme OCM in Italia si innestano proprio in questo quadro. Ma per gli operatori del settore non si tratta proprio della via maestra. Per Assoenologi, che ha pubblicato un decalogo sulla riforma sono più i punti negativi che quelli positivi: “Va bene sburocratizzare- scrivono nel loro rapporto- ma attenti alla liberalizzazione indiscriminata di tutte le pratiche enologiche previste dall'Oiv, molte delle quali andrebbero a favorire Paesi non tradizionalmente produttori o carenti di quelle caratteristiche atte a garantire un vino sano e naturale”. In poche parole: si privilegia un modello qualitativo di basso profilo e molto nordico. Putrtoppo il blocco nordeuropeo oggi è ben nutrito anche dai nuovi paesi dell’est. Il blocco mediterraneo realmente interessato da questa riforma è rappresentato da: Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Francia un piccolo gruppo contro la maggior parte degli stati.

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